Martina Campi

06. Forse era la sera. (Style Council).

Riccio dormiva accanto a me, appallottolato come un peluche e alla TV c’era quella trasmissione di collegamento col Messico che faceva sembrare tutto finto.

I due presentatori in giacca e cravatta galleggiavano seduti su sedie da ufficio in uno studio televisivo reso invisibile da un triste effetto speciale: parlavano e parlavano, non capivo come quello che dicevano potesse avere a che fare con tutto ciò che accadeva alle loro spalle, dall’altra parte del mondo.
Alle spalle dei due uomini le persone sorridevano sotto il sole e, per qualche motivo, mi apparivano più vecchie. Cantavano, ballavano, sembravano veramente felici. Indossavano magliette colorate e sventolavano le bandiere del proprio paese. Tutto mentre qui era notte.
Pensavo che là dietro c’era anche Leo, da qualche parte.

Ho bevuto un sorso di pompelmo rosa, perché all’improvviso il vuoto che avevo dentro voleva essere riempito. Andava bene qualunque cosa.
Riccio si era svegliato e voleva giocare, ma era davvero tardi: l’unica cosa che restava veramente da fare era spegnere la televisione e andarsene a dormire. Chiudere più o meno dignitosamente un’altra giornata. Rimandare tutto all’indomani. Le solite cose.

Ma non avevo sonno, così mi sono aggirata per un po’ nel nuovo ordine della casa –non ancora completo- con Riccio che tendeva agguati dietro gli angoli e mi saltellava tra un piede e l’altro. Era ancora disorientato per la partenza di tutti. Come gatto Riccio aveva sempre amato confusione e compagnia. L’ho assecondato per qualche minuto, poi ho controllato che porta e finestre fossero ben chiuse e mi sono seduta sulla vasca da bagno, a raccogliere qualche altro pensiero, rimasto sparso in giro qua e là.

Una volta, qualche sera prima, avevo sentito la vicina della finestra accanto cantare la canzone di un disco che avevo fatto andare per tutto il pomeriggio. Era The Hole Point of No Return degli Style Council. Cantava questa canzone ed era notte, forse le due passate, con voce allegra. Poi diceva a qualcuno: Non sai cosa mi hai scatenato. E ricominciava a cantare.
Ricollocavo quella voce al suo posto, cercandone l’eco, ma ciò che mi arrivava erano solo movimenti d’acqua, in un’altra vasca da bagno, e luce flebile di candele.

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