Martina Campi

05. Si preannunciava un temporale. (Charles Lloyd).

Erano passati più di tre anni da quando io e Allegra ci eravamo rivolte la parola per l’ultima volta.
Sono rimasta sorpresa, nel trovarmela davanti, quel giorno, aprendo la porta.
- Passavo da queste parti.
Mi ha detto, entrando in casa.
Le ho offerto da bere e lei si è seduta in cucina.
Ha incrociato le mani e iniziato a parlare.

Veniva da lontano, mi ha detto. Aveva molto da raccontare. Dei suoi viaggi, dei suoi incontri, di quello che aveva imparato giorno per giorno.
Le sue mani smuovevano l’aria oppure cingevano saldamente il bicchiere, colmo di tè freddo, e la bottiglia di plastica gialla.
Era abbronzata e vestita di lino, ai piedi portava sandali di cuoio.
I capelli neri erano intrecciati e raccolti da un pettinino d’osso.
La seguivo nei suoi racconti come potevo, perdendomi a volte –quasi inciampando- in qualche ricordo, di quando eravamo buone amiche.
Erano spigoli che riaffioravano come pietre dalla polvere.
Non potevo farci niente, tutto il passato era ancora vivo, nonostante tutto.
Dopo alcune ore stavo perdendo il filo.

Prestavo più attenzione alla musica che alle sue parole; nonostante si trovasse di fronte a me, solo all’altro capo del tavolo, stentavo a vederla. La sua immagine perdeva profilo diventando una figura confusa, quasi indistinta, proiettata davanti a me. Distinguevo solo la sua bocca ormai, distaccata dal resto della faccia e molto più grande, instancabile, in loop continuo, senza alcun segno di cedimento..
Dallo stereo in camera mia sentivo Charles Lloyd partire per il quarto giro.
O forse era il quinto.

Avevo messo quel disco proprio prima che Allegra arrivasse, perché mi sembrava buono per iniziare la giornata. Anche se, chiamandosi Voice In The Night sarebbe stato forse più indicato per una serata speciale, o di meditazione.
Fiona lo ascoltava spesso nel tardo pomeriggio, immersa nell’acqua fumante della vasca.

A me in quel momento era sembrato il mood più adatto, rilassato e intenso.
Ma ora faceva parte di una situazione immobile che avrei voluto rivoltare e la rilassatezza era diventata una trappola.

Forse potevo ancora alzarmi e mettere Steve Coleman con i Five Elements, annientando così l’immobilità che mi aveva quasi imbalsamata. Una piccola pausa al flusso di parole di Allegra e di pensieri mio, entrambi senza sbocco.
Non potevo più starmene seduta lì a quel modo.
Ma poi mi ero soffermata sulla chitarra di Abercrombie, accorgendomi che qualcosa stava già cambiando. Anche Allegra l’aveva percepito. Aveva teso le orecchie.

Le finestre sbattevano, il vento entrava prepotente: si preannunciava un temporale.
Guardavo il cielo con la coda dell’occhio. Finalmente l’aria si sarebbe rinfrescata.

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