Martina Campi

000. Partenze.

Le mie coinquiline erano partite per le vacanze e anche Leo era partito, lasciandomi qui. O forse ero stata io a non andare con lui.
Inizialmente avevamo deciso di andarcene per un paio di settimane in giro con la macchina quell’estate, ma poi è saltata fuori quest’altra novità dai suoi amici.
Tre mesi in Messico in un cantiere di ricostruzione. Leo era entusiasta, mentre io vedevo sfumare le attese di tutto l’inverno in un solo istante.
Non potevo andare e in ogni caso non avrei voluto.
Per Leo invece era diventata una questione di vita o di morte –l’esperienza della vita– ed inoltre tutti i suoi amici avevano aderito all’iniziativa.
Mentre lo salutavo ancora non avevo accettato la sua partenza. Quando ci pensavo mi domandavo dove fossero finiti i nostri progetti, le nostre vacanze. E allo stesso tempo il paragone tra il Messico e il nostro piccolo girovagare mi pareva troppo crudele ed ingiusto.
Non volevo avercela con lui, ma non riuscivo a mettere d’accordo me stessa.

La casa era vuota adesso.
Un vuoto insopportabile, carico di delusioni.
Fiona, una delle mie due coinquiline non sarebbe più tornata qui.
Andava a casa sua non per le vacanze, ma per sempre. Aveva appena perso i genitori in un incidente stradale. Il suo ragazzo era venuto subito a casa nostra e l’aveva tenuta per mano, verso la fermata dell’autobus. Nell’altra mano stringeva una valigia e una l’aveva sulla spalla. Erano le due del pomeriggio e il sole batteva sulle loro teste. Io guardavo dalla finestra e salutavo. Non riuscivo a credere a tutto quello che era successo.
Con Daria, l’altra coinquilina, ci eravamo lasciate senza parole. Anche lei non riusciva a credere a quello che era successo.
Mi spingevo sul davanzale, seguendo l’ombra triste di Fiona e quella del suo ragazzo e le vedevo scivolare sempre più lontano, nella canicola. Verso la fermata del 20, che tante volte avevamo aspettato insieme. Allora ho pensato che non avrebbe preso il 20 mai più. Ed era una cosa veramente stupida da pensare.
Ho chiuso la finestra e mi sono seduta sul letto. Volevo mettere un disco, ma non riuscivo a scegliere. Saltavo con lo sguardo da un titolo all’altro, senza decidermi.
Ho lasciato perdere e sono tornata a sedermi sul letto.
Così eravamo rimasti solo io e Riccio, il mio gatto.

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