Martina Campi

00 (17) Ivan

I Cure sono stati (e sono tuttora) un pezzo della mia vita.
Ho trascorso l'intera adolescenza ascoltandoli (ho tutti i loro dischi) e li ho anche visti dal vivo 6 volte. Me ne sono sempre lasciato trascinare.
In effetti anche i loro testi hanno un grande valore poetico.
Trovo che la loro musica sia totale e racchiuda la mia stessa idea di poesia: una comunicazione di sé -della realtà- senza limiti imposti, nel senso che non decido a priori né i contenuti, né l'espressione, ma rispondo in primo luogo a ciò che la realtà detta attraverso l'esperienza, intellettuale e sensoriale.
(Per dirla con T.S.E.: una lamina di platino... )

Il bello è che, pur non imponendo a priori alcun limite, la realtà li pone da parte sua, a formare un percorso preciso;
la cosa strana è che questo percorso può coincidere con la più tranquilla delle tradizioni.

La poesia mi sembra una questione di aderenza allo sperimentato, in senso empirico.
I versi di Robert Smith sono un addensarsi di significato intorno a particelle di vissuto: si cristallizza una struttura che riceve bellezza e lucentezza direttamente dal proprio seme.

Essenzialmente, volevo dire che mi piacciono molto.

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