Martina Campi

00 (01) Fiona

Mi piace camminare. Cammino per ore, lungo pomeriggi grigi di malinconia condensata. Vado sotto i portici, vado a piedi fino in centro, sudo e poi, qualche volta, scivolo:
impreco sottovoce e vedo la gente sogghignare mentre mi scavalca o mi evita, come farebbe con la pozzanghera tra la strada e il marciapiede.

Come entrare da Limoni e passarci anche qualche ora, magari! Camminare mi rilassa.
Tra scaffali di profumi e creme e saponi. Volo in paesi lontani, Senza navi, senza aerei. Mi basta svitare il tappo di una bottiglietta: aspiro l’aria e parto. Luoghi inesplorati, giardini rigogliosi o spiagge caraibiche. Cammino scalza su una sabbia bianchissima e calda, all’ombra di palme alte fino al cielo senza nuvole, sorseggiando un cocktail di frutta.

Qualche volta torno giù a casa mia, anche.
Ritrovo mia sorella, le racconto quello che faccio quassù.
Poi esco nel buio del pomeriggio e cammino ancora.
Vado da Ricordi, o da Nannucci. Cerco qualche cd da ascoltare per un po’. Anche questo mi rilassa.
A volte il ragazzo si sarà irritato, perché gli chiedo un sacco di dischi che ascolto e poi lascio lì, oppure perché gliene chiedo uno di cui non ricordo il titolo, ma solo la copertina, come quella volta con i Lemongrass: quel cd con il fungo.
Altre volte gli dico il mio stato d’animo e insieme cerchiamo qualcosa che vada bene. È così che ho comprato Wish, di Joshua Redman, e anche molti altri.
Infatti qualche volta alla fine compro.

Poi torno fuori, a camminare.
Penso a tutto quello che devo fare, tutto quello che mi manca e che non ho. Quello che ho perso. O che non ho mai visto.
A volte quassù mi sento sola.
Così sola che…non lo so.
Mi dicono che sono una sognatrice, che vivo tra le nuvole. Forse hanno ragione.
Ho provato a tenere un diario una volta, scriverci dei racconti, ma non fa per me. I pensieri scivolano via troppo veloci. Non li so fermare, perché con la testa sono già altrove e le immagini si susseguono nella mente come in un dvd a velocità 16.

Io sono tutto in questo film: sono la protagonista, sono la sceneggiatrice, sono la regista. Sono anche il resto della truppa. Qualche volta i miei film prendono la strada della realtà e tutto accade veramente, quando sogno.
Poi qualcuno bussa alla porta, o la sveglia suona e allora sento dentro di me, dalla testa alle dita dei piedi, un freddo glaciale e subito mi ritrovo sul pavimento.

E questa è la realtà.
Molte volte sono finita sul pavimento.
Molte volte all’ospedale.
Molte volte ho chiuso con la realtà ogni contatto.
Non ha mai funzionato.
Non mi ha mai salvata.

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