Martina Campi

15. Una mezza scatola di cereali al miele. (Bonnie ‘Prince’ Billy).

Sono andata a fare la spesa, perché avevo il frigo vuoto e nella dispensa era rimasta solo una mezza scatola di cereali al miele tutti incollati.
Non avrei neanche potuto seguire il consiglio di un amico, che aveva pranzato spesso con una fetta di pane e olio e mi aveva appena suggerito via mail di fare lo stesso.
L’aria era sempre calda, ma le giornate si stavano accorciando.
Ancora poche settimane e Leo sarebbe tornato.

Giravo nervosamente per la casa, accostavo le imposte per ripararmi dal caldo, riordinavo, spostavo cose qua e là. Libri, cd, vestiti.

Riccio voleva giocare: l’ho accontentato per un po’. Quando si è abbandonato sul pavimento in cerca di refrigerio sono tornata al mio vuoto daffare.
Ho preso una lattina di coca dal frigo, che adesso era quasi pieno, e me la sono scolata direttamente.

Ho acceso lo stereo e ho messo a tutto volume I see a darkness di Bonnie ‘Prince’ Billy. Erano anni che non ascoltavo Will Oldham. Ho mandato avanti alla 3, per sentire la canzone che da il titolo all’album e l’ho lasciata in repeat.
La voce fragile e inconfondibile del bardo oscuro scavava nell’ombra della stanza. Seguiva percorsi minimali e raggiungeva il disperato silenzio di quel pomeriggio d’estate.

Mi stava prendendo una nostalgia malsana par il passato. Per emozioni passate.
Riccio mi aspettava ancora per giocare, ma io ero stanca ormai. Dovevo andare fuori, prendere aria, anche se calda. Avevo voglia di camminare.
Uscire da quel turbine di isolata distruzione.
Mi sono chiusa la porta alle spalle, lasciando la canzone in repeat.

Poi, mentre scendevo le scale, ha iniziato a piovere, e tanto è bastato a farmi precipitare all’indietro. Sono tornata in casa pensando che era meglio aspettare che smettesse.

Sedevo in silenzio e guardavo fisso la televisione spenta. A stento avrei riconosciuto la mia voce, mentre Bonnie ‘Prince’ Billy ricominciava a cantare I see a darkness per l’ennesima volta. Riccio si era accoccolato accanto a me, sul divano. Ho chiuso gli occhi  e mi sono addormentata  anch’io.
Ho cominciato a sognare.


FINE
Bologna, 2003

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